CONVINZIONI LIMITANTI: SIAMO CIÒ CHE CREDIAMO

6 Settembre 2022

Per parlare di convinzioni limitanti prendo in prestito una frase che sicuramente hai sentito un migliaio di volte. Anche io la cito spesso nei miei video: 

Siamo ciò che crediamo di essere

A questo proposito gli psicologi parlano di Profezia che si realizza, ovvero di tutta quella serie di comportamenti, pensieri e azioni che un individuo tendenzialmente mette in atto per realizzare ciò che per lui deve inevitabilmente accadere, sia nel bene che nel male.

Ti faccio un esempio banale: ti sarà già capitato di parlare con qualcuno che si dichiara negato nel fare qualcosa. E più tu ti affanni a spiegargli come si fa, più lui prova, sbaglia e si convince di non essere in grado. Come se aspettasse, quasi con un pizzico di vanto, il momento per dirti: “ecco, te l’avevo detto che non ero in grado”. 

COSA SONO LE CONVINZIONI LIMITANTI

Le nostre convinzioni sono una sensazione interna di certezza: tutti abbiamo bisogno di sicurezza, di confermare le nostre certezze interne, la nostra versione della realtà. Sono perennemente attive in noi e indirizzano le nostre azioni.

A volte addirittura ci trasformiamo in loro, diventiamo la nostra verità, come se fosse un ruolo di una commedia. Cambiamo tono di voce, postura e questo perché impersoniamo le nostre convinzioni più potenti, più profonde. Sono quelle che ci definiscono, quelle con le quali ci descriviamo agli altri.

Le convinzioni limitanti sono quelle che ci fanno guardare fisso negli occhi del nostro interlocutore mentre affermiamo “io sono così” oppure “io sono sicuro che è così, me lo sento.”

CONVINZIONI LIMITANTI: IL PERICOLO

E fondamentale capire che questo meccanismo comportamentale, con la nostra patologia, è una cosa pericolosissima: determina la differenza tra avere una malattia oppure essere una malattia.

Perché se ti convinci di essere una malattia, inconsciamente farai di tutto per sprofondare nella malattia. Per rientrare nello stereotipo del malato cronico, del disabile, di quello che non vale niente, quello che non ha più niente da dare.

È da qui che nasce depressione, pessimismo, apatia, sconforto. È qui che la malattia si alimenta.

Abituarsi, adattarsi o meglio farsene una ragione è legittimo, ma non deve diventare assuefazione. Devi respingere questa idea di rassegnazione o finirai per convincerti che sarà sempre così e alla fine deciderai di non provare nemmeno a cambiare qualcosa. 

Non facciamo gli ipocriti, molte cose sono certamente inevitabili. Hai difficoltà oggettive, io ho difficoltà, ma l’approccio alla malattia può davvero fare una grandissima differenza sulla tua qualità della vita e su quella delle persone che ti stanno attorno. 

La differenza tra avere un malattia ed essere una malattia dipende solo da te e dalle scelte che decidi di adottare, dalle tue convinzioni limitanti.

Per questo motivo che libertà significa anche scelta.

FAI LA TUA SCELTA CONSAPEVOLE

È la stessa libertà di scelta che, davanti ad una cosa difficile come il nostri percorso di cura,  ti permette di fermarti, di respirare e di mettere bene a fuoco i problemi che devi affrontare.

Hai sempre la possibilità di ascoltarti, osservarti e definire quali sono gli aspetti sui quali puoi intervenire direttamente, le tue priorità.

Significa decidere chi diventi mentre aspetti una cura (mi affido ad un farmaco e basta o provo a cambiare il mio atteggiamento?), come comunichi con gli altri, quali talenti puoi mettere in gioco per ritrovare la tua autostima.

Puoi riflettere su quali sono i tuoi freni che nascono dalle tue convinzioni limitanti e che ti allontanano dalla lucidità necessaria per affrontare le difficoltà.

In conclusione ti consiglio di tenere bene in mente una cosa:

La malattia diventa una condanna solo se scegli di considerarla come tale.

Parti dal respiro, parti dal silenzio. Cerca una nuova via.

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    Paolo Boffa

    Aiuto le persone affette da sclerosi multipla a ottenere la forza mentale e fisica necessaria per affrontare positivamente le difficoltà e riacquistare un nuovo benessere.A differenza di altri coach o fisioterapisti non affetti dalla patologia, propongo la mia diretta esperienza da malato, aspetto che mi permette una profonda condivisione, fondamentale per comprendere il livello del disagio dei malati, delle loro difficoltà e consentendomi di fornire loro gli strumenti più adatti al raggiungimento degli obiettivi che si sono posti.

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