Vorrei condividere con te alcune riflessioni a proposito del nostro ruolo nel processo di cura. Voglio parlarti di autonomia e autodeterminazione, due parole simili ma dal significato molto diverso.
Per farlo prendo spunto dal mio ultimo ricovero in ospedale in occasione della somministrazione del mio farmaco. Ogni sei mesi assumo un farmaco specifico per la mia forma di sclerosi e poi nell’arco dell’anno ho quattro – cinque appuntamenti con il mio neurologo.
E questi, come ho già raccontato in un altro articolo dove parlo della cura farmacologica sono gli unici giorni in cui io affido ad altri la cura della mia patologia, quantomeno dal punto di vista farmacologico. Del resto non posso intervenire direttamente sulle lesioni al mio cervello, posso solo osservare passivamente e affidarmi alle cure della medicina.
In questo contesto essere passivi è comprensibile e giustificato: la malattia non è una passeggiata, non siamo più autonomi e abbiamo bisogno di lasciare il controllo e affidarci a qualcuno esterno rispetto a noi.
DISTURBI COLLATERALI
Questa malattia genera una serie di disturbi collaterali che sono comuni a molte persone non affette da sclerosi. E quindi, come chiunque, possiamo decidere di affrontarli con le nostre risorse.
Disturbi come:
- ansia
- depressione
- apatia
- stanchezza cronica
- costipazione
- mancanza di lucidità e concentrazione
- difficoltà a dormire,
- difficoltà esprimersi
- disturbi alimentari e tanto altro.
non sono direttamente connessi alla malattia e possono variare da persona a persona.
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IL TUO RUOLO NELLA CURA
Essere autodeterminati significa decidere di assumersi la responsabilità del proprio ruolo nel processo di cura. Significa intervenire in prima persona, dove è possibile, per generare un cambio nelle nostre abitudini consolidate che può avere un effetto positivo sulla nostro patologia.
Insisto su questo fondamentale concetto in quanto è sufficiente leggere testimonianze su vari blog presenti in rete per notare che la tendenza generale è cercare qualcuno o qualcosa al quale trasferire la responsabilità della propria cura.
Siamo sempre alla ricerca della soluzione rapida e facile, la pillola magica che risolva tutti i nostri problemi.
- Cosa posso prendere per dormire?
- Cosa posso prendere per andare di corpo?
- Cosa posso prendere per la stanchezza?
Sembra che l’unica risposta debba essere una pillola, una flebo, una puntura e non riflettiamo mai su cosa possiamo possiamo fare noi.
Succede perché ci occupiamo solo dell’effetto finale e non della causa.
Questo atteggiamento passivo secondo me è molto nocivo e può creare un circolo vizioso molto pericoloso e autodistruttivo. Perdi sempre di più la fiducia in te stesso e nel tuo ruolo, non ti senti più responsabile e sei sempre dipendente da qualcosa che deve agire al tuo posto.
E quando questa pillola magica non la trovi o risulta inefficace non ti resta che lamentarti, commiserarti e finire in un buco nero. Ed è brutto da dirsi, ma questo percorso autodistruttivo è la strada più facile e comoda da prendere.
PERCORSO DI CURA ATTIVO
Per fare un esempio banale: se hai difficoltà intestinali non è detto che prendere un lassativo sia l’unica soluzione. Forse sarebbe opportuno curare la qualità della tua alimentazione, cosa, quanto e quando mangi, a quanta acqua bevi.
E lo stesso discorso vale per
- l’esercizio fisico
- la tua mente
- la tua qualità del sonno e del riposo
- il tuo stato d’animo
L’ autodeterminazione è la strada che ti trasforma, che ti permette di passare dall’essere un peso per te stesso e gli altri a diventare un esempio. Un individuo completo, unico e prezioso, che dà il meglio di sé.
Personalmente da quando ho adottato e seguo un percorso di crescita personale ho recuperato energia, benessere, ho risolto definitivamente molte problematiche connesse alla malattia e sono in grado di affrontare serenamente il mio oscuro compagno di viaggio.
Se ti piace il mio modo di affrontare la malattia e vuoi sapere di più, contattami direttamente.
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