È DANNOSO PROCRASTINARE?

4 Settembre 2022

Desidero  parlarti di un aspetto della gestione del tempo, o meglio di una cattiva abitudine che abbiamo tutti noi e dalla quale è molto difficile staccarsi: Procrastinare.

Cosa significa procrastinare?

Parlo di quel piccolo intervallo che passa tra il momento in cui pensi di affrontare una situazione, per assolvere a una incombenza e il momento in cui, dopo qualche esitazione, decidi di rinunciare e rimandare tutto ad un altro momento.

Ho deciso di parlartene perché rinviare, posticipare, è un’abitudine comune a molti, ma che può avere un effetto altamente nocivo per coloro che, come me, hanno un percorso accidentato in compagnia di una malattia degenerativa e dove il tempo è un fattore essenziale.

Nel nostro caso non si tratta infatti di essere solo più produttivi o più efficienti: si tratta di intervenire tempestivamente nella gestione della nostra patologia e degli aspetti collaterali, in modo di abbassare il livello dello stress, a contenere l’ansia e a fare in modo che i disagi non compromettano fin da subito la qualità della nostro vivere quotidiano.

PROCRASTINARE: COSA SUCCEDE IN NOI?

Ti sarà capitato più volte di pensare che potresti rinviare a domani qualcosa previsto per oggi. “Domani” è sempre il giorno migliore. 

Questo atteggiamento ti consente di sentirti più a tuo agio, abbassa la pressione. Ma è solo un’illusione temporanea, in quanto una parte del tuo cervello non riesce a smettere di pensare agli impegni rinviati. 

Alla fine la scelta di rimandare invece di alleviare lo stress alimenta un circolo vizioso di pensieri e emozioni che diventa un motivo di stress aggiuntivo, che amplifica il tuo senso di colpa e il tuo disagio. 

Spesso si confonde questa abitudine con un tratto della personalità. Si parla erroneamente di pigrizia, ma sono tantissime le persone che pur rinviando tendenzialmente i loro impegni vorrebbero non farlo. Ma purtroppo ne sono incapaci. Questo aspetto ci fa intuire che dietro ci sia qualcosa di più complesso.

Semplificando molto possiamo dire allora che la procrastinazione può essere un modo per gestire un disagio emotivo. Le diverse motivazioni alla base di questa abitudine possono aiutare ad individuare diverse tipologie di “ritardatari seriali”

Per esempio:

  • c’è chi ha la necessità di controllare ogni aspetto e finisce per farsi carico di troppi impegni;
  • c’è chi dubita delle proprie qualità ed esita tantissimo prima di iniziare.
  • c’è chi non sa gestire il tempo ed è incapace di fissare delle priorità.
  • ….

PROCRASTINARE E PAURA

Più in generale però la maggior parte di noi rimanda perché procrastinare è il suo modo di gestire la paura. Paura di:

  • fallire
  • deludere
  • di fare brutta figura
  • di essere giudicati
  • di sentirsi incapaci

E ovviamente tutto viene amplificato quando siamo confrontati con una esperienza così provante come una patologia progressiva molto invalidante. Un malato di Sclerosi multipla ha la tendenza a

  • Non accettare la malattia o nasconderla
  • nascondere la stanchezza e le difficoltà per non sentirsi giudicato
  • non voler nemmeno sapere quello che gli riserva il futuro
  • essere sicuro che tutto andrà male

Tutto ciò può si traduce in un atteggiamento passivo, sotto pressione. Speri che tutto vada meglio ma ti dimentichi che sei tu l’artefice di un tuo possibile miglioramento

Lo strumento che ti permette di rompere il questo circolo vizioso è la consapevolezza, il conoscere i propri schemi, le proprie abitudini. 

Attraverso una adeguate strategie comportamentali, esercizi, tecniche di meditazione o altro  puoi rendere più funzionale il tuo modo di pensare, rinforzare la tua motivazione e il quindi anche il tuo modo di agire.

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PROCRASTINARE E SCLEROSI

Se devo fare una riflessione personale, da questo punto di vista il mio oscuro compagno di viaggio mi ha dato una mano.

L’essere con le spalle al muro mi ha fatto capire il valore del tempo, accelerando inevitabilmente questo processo di consapevolezza.

Puoi dedurre facilmente anche tu come ho fatto io che se vuoi contrastare efficacemente la malattia devi necessariamente affrontare la gestione del tempo e cambiare il tuo ruolo nel processo di cura, diventare parte attiva e non limitarti ad aspettare passivamente che succeda qualcosa. 

Cambiare atteggiamento ti sarà estremamente utile per: 

  • gestire il rapporto tra la stanchezza e il riposo
  • assicurarti di raggiungere anche piccoli obiettivi che posso fare la differenza nel tuo atteggiamento psicologico
  • ottenere del tempo per te e i tuoi esercizi fisici o le tue passioni che sono indispensabili per rallentare il più possibile la perdita di autonomia

Rinviare attività, telefonate, consulti, non gestire la comunicazione delle tue necessità agli sono tutti aspetti che non fanno altro che diminuire la tua autostima, ed è l’ultima cosa di cui hai bisogno

IN CONCLUSIONE

In conclusione ti posso dire che il tempo è prezioso per tutti.

Tutti abbiamo una data di scadenza ma agiamo come se non lo sapessimo.

Paradossalmente il convivere con un oscuro passeggero può darti la consapevolezza necessaria per iniziare a prestare attenzione al valore e alla qualità del tempo che hai a disposizione. E ciò, credimi,  ti da un enorme potere di controllo sulla qualità della vita.

Correggere abitudini così radicate ed intrecciate con le tue emozioni non è sempre facile farlo da soli. Tuttavia attraverso adeguate terapie cognitivo-comportamentali si possono riconoscere e limitare gli stimoli che consolidano le nostre convinzioni limitanti.

Del resto procrastinare è spesso o quasi sempre una scelta dell’individuo, della singola persona e da essa dipende la volontà di porvi rimedio.

Non esitare a contattarmi se vuoi affrontare il tuo impulso a procrastinare, imparando a non lasciarti sedurre da benefici che di fatto lo sono solo per un breve periodo. 

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    Paolo Boffa

    Paolo Boffa

    Aiuto le persone affette da sclerosi multipla a ottenere la forza mentale e fisica necessaria per affrontare positivamente le difficoltà e riacquistare un nuovo benessere.A differenza di altri coach o fisioterapisti non affetti dalla patologia, propongo la mia diretta esperienza da malato, aspetto che mi permette una profonda condivisione, fondamentale per comprendere il livello del disagio dei malati, delle loro difficoltà e consentendomi di fornire loro gli strumenti più adatti al raggiungimento degli obiettivi che si sono posti.

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