Perché un malato di SM cade spesso?
Poco tempo fa, uscendo dalla piscina dove vado spesso per cercare di contrastare il mio oscuro compagno di viaggio, sono caduto rovinosamente.
Invece di sedere comodamente su un divano e togliermi i copri scarpe igienici ho preferito appoggiare la stampella e aggrapparmi alla parete vicino alla porta di ingresso.
Nel chinarmi ho perso l’equilibrio e sono caduto all’indietro, picchiando violentemente la testa sulla porta di vetro alle mie spalle che è andata in frantumi.
Poteva andarmi molto peggio e adesso, anziché stare qui a scrivere, probabilmente starei chiacchierando con San Pietro, ridendo sulla stupidità umana che a volte ci porta a compiere azioni distratte o maldestre che possono anche avere gravi conseguenze.
PERCHÈ UN MALATO DI SM CADE?
Questo episodio mi ha fatto riflettere sul rischio di cadere che hanno i malati di sclerosi multipla e sulle complicazioni che ne derivano, che variano sensibilmente da persona a persona e sono anche soggette all’approccio che il malato stesso ha della sua malattia.
Nelle persone con SM, i motivi alla base della caduta sono più spesso correlati a fattori personali quali:
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IL RUOLO DI PAURA E VERGOGNA
Oltre ad ovvie difficoltà fisiche è bene prendere in considerazione due aspetti: la paura e la vergogna. Eccoti qualche riflessione:
La paura
La paura di cadere limita gli spostamenti, riduce la capacità di eseguire esercizi fisici anche semplici, addirittura crea un blocco psicologico anche a chi non è mai caduto, generando un circolo vizioso che non può che peggiorare la condizione.
Inoltre cadere, oltre al rischio concreto di farsi male dal punto di vista fisico, mette la persona in una situazione di disagio di fronte a chi assiste all’evento.
Rende evidente ciò che vorremmo non si vedesse mai e cioè la nostra disabilità.
La vergogna
Molte persone rischiano costantemente di cadere anche perché rifiutano di portare scarpe comode o di utilizzare un bastone o una stampella nel timore di apparire disabili.
Non è questo il mio caso, e nel caso fosse invece il tuo vorrei darti qualche spunto di riflessione.
Sono convinto che sia meglio utilizzare le tue risorse e capacità per chiarire agli altri come e se vuoi essere trattato o aiutato. Mostrarsi con un ausilio può lasciare intendere che sei in difficoltà. Non sempre però è necessario essere aiutati, ma non è nemmeno scontato che tutti capiscano da soli cosa di cosa hai bisogno.
Se sei sereno e capace di accettare la malattia e le tue nuove esigenze, sei in grado di chiedere aiuto o utilizzare tutto ciò che ti serve per migliorare la tua qualità di vita. Ho parlato di questo aspetto in un altro articolo dove sottolineo l’importanza del tessuto sociale che puoi leggere cliccando qui.
Per poter accettare di utilizzare gli ausili è però importante che affronti il problema della visibilità della malattia: questo significa prendere atto che costa di più in termini psicologici e fisici, ovvero le cadute, cercare di nascondere il sintomo, che non attuare tutte le scelte che possano aiutarti a essere più sicuro.
Utilizzare le stampelle o il deambulatore può suscitare reazioni in chi ti guarda, ma succede lo stesso anche se hai un’andatura incerta o se cadi in modo plateale.
IN CONCLUSIONE
- perché devi occuparti delle reazione degli altri?
- Perché devi sprecare energia e logorarti a livello psicologico per non fare vedere?
- Perché accampare scuse?
È importantissimo che non pensi mai di essere colpevole in qualsiasi forma per la malattia: anche questo è uno spreco di tempo e di forza.
Prendere consapevolezza anzi può aiutarti a dare un nome a ciò che ti sta capitando, in modo da iniziare anche un nuovo percorso di crescita personale.
Cadere dipende dalla malattia, rialzarsi dipende da me.
È sempre una tua scelta affidarti alla tua autodeterminazione e decidere di rialzarti.
Vince Lombardi, pluripremiato allenatore di football americano, una volta ha detto:
“Non è importante quante volte cadi, ma quante volte cadi e ti rialzi”.
Per non scordarlo mai, l’ho scritto sul nuovo vetro della porta della piscina.
Perché si impara e si scorre, sempre.
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