Accettare la malattia ci permette di ritrovare noi stessi. Spesso però un malato si focalizza solo su quello che ha perduto o che inesorabilmente andrà a perdere e non sulla qualità della vita nel momento presente.
Questo atteggiamento non solo comporta ulteriore sofferenza e disagio ma soprattutto è di grande ostacolo nella ricerca di soluzioni e accorgimenti che lo aiuterebbero nella gestione di questa delicata fase della vita.
Al contrario, lasciare andare il passato ci consente di accogliere la novità, che può coincidere con nuova energia dal futuro, trasformando la malattia in opportunità di crescita personale.
Il problema principale quale è?
La nostra mente rifiuta l’idea che la vita non è statica, ma è invece un continuo scorrere, una naturale alternanza tra momenti di piacere e di dolore. Rifiutando di fluire con essa restiamo aggrappati alle sponde di questo fiume chiamato vita, ancorati a ricordi o convinzioni che non vogliamo lasciare andare.
“Lasciar andare” per “accogliere”: le due facce di accettare la malattia
L’essenza dell’accettazione non significa solo privarsi di qualcosa, ma può essere vista anche come la possibilità di accogliere qualcosa di nuovo che va a riempire questo spazio che creiamo lasciando andare.
Fluire con la vita significa saper lasciare ciò che va e accogliere ciò che viene.
Riflettendo sul concetto di accettazione, possiamo vedere due lati della stessa medaglia: La capacità di lasciare andare e quella di accogliere.
“Lasciar andare”, significa lasciare che le cose possano “fluire” naturalmente, senza forzarle, nella consapevolezza che lottare insistentemente per qualcosa che certamente non ci porterà dei benefici, può addirittura privarci di qualcosa di nuovo, di arricchente, nuove cose o persone che potrebbe renderci felici e sulle quali andrebbero concentrati i nostri sforzi e le nostre energie.
L’accettazione comporta quindi comprendere che alcune cose “sono come sono” e che tentare di cambiarle o giudicarle (specialmente quando su di esse non abbiamo nessun potere o diritto) è solo un inutile spreco di tempo e di energia.
“Accogliere”, significa guardare al presente con apertura mentale e curiosità, incontrando e sperimentando “il nuovo” senza pregiudizio. Vuole dire anche prendersi cura delle proprie emozioni, anche se negative in quanto frutto della presa di coscienza che un nostro desiderio, progetto o scopo si sia definitivamente compromesso.
Questo lasciare andare, questo riuscire a non farsi limitare dalle emozioni che si provano, ci permette di vedere più chiaramente la situazione, favorendo la nostra ricerca più equilibrata e flessibile di nuove soluzioni.
Accettare la malattia non significa rassegnarsi.
Giunti a questo punto ritengo opportuno sottolineare un aspetto: accettare la malattia non ha nulla a che vedere con un atteggiamento passivo volto a sopportare passivamente qualsiasi cosa. Al contrario l’accettazione offre l’opportunità di guardare la situazione da una giusta prospettiva, assumendo un ruolo attivo: è il passaggio da “spettatore” a “protagonista”.
Quando si accetta, si abbandona la pretesa di cambiare ciò che è immutabile, in modo da porci nella condizione di cercare altre strade, nuove e impensabili soluzioni, nuovi progetti. Tutto ciò che di fatto può migliorare la qualità della nostra vita.
Ed è proprio qui che risulta evidente la differenza con la rassegnazione, un atteggiamento assolutamente passivo che implica forzatamente la continua speranza che, prima o poi, la situazione possa cambiare. Questo atteggiamento passivo inoltre ci rende vittima delle circostanze, portandoci a credere di non essere padroni del nostro destino.
Cosa nasconde la difficoltà a lasciar andare?
Ecco alcuni spunti di riflessione che possono ampliare la prospettiva di osservazione della capacità di lasciare andare
Una concezione negativa del cambiamento
A volte il cambiamento spaventa, è vissuto come una degenerazione in quanto cambiare è visto come una rischiosa apertura all’ignoto e ciò è in contrasto con il bisogno di sicurezza, specialmente in coloro che hanno difficoltà a lasciare andare. Preferiscono restare nella propria zona di comfort, a costo di mantenere legami o situazioni che procurano sofferenza in cambio dell’illusione di essere in grado di mantenere un certo equilibrio.
Ma la vita è in evoluzione continua, è mutamento e piuttosto che restare aggrappati a ciò che si ha, solo per paura del cambiamento e con il rischio di subirne le conseguenze sia sul piano fisico che psicologico, sarebbe opportuno allinearsi a questo flusso e considerare il cambiamento come un’opportunità di crescita personale.
Il timore della perdita e il vuoto emotivo
La paura di essere abbandonati e subire quello che viene definito come “vuoto emotivo” induce spesso le persone ad aggrapparsi ostinatamente a ciò che chiaramente ha manifestato una chiara volontà di non voler essere trattenuto. E spesso questo comportamento non è nemmeno inconsapevole.
Questo accade in quanto la difficoltà a lasciare andare implica accettare di sperimentare sentimenti dolorosi, dai quali abbiamo la tendenza a fuggire, negandoli o reprimendoli.
Ma è solo dandosi la possibilità di incontrare e riconoscere pienamente le proprie emozioni, anche quelle indesiderate, che possiamo canalizzare questa energia in qualcosa di nuovo. È solo attraverso la loro piena espressione che possiamo trasformarle in qualcosa che ci fa ripartire verso la vita.
La continua ricerca di sicurezza
La tendenza che abbiamo è quella di ricercare sempre situazioni ideali che crediamo possano farci sentire sicuri e soddisfatti di noi stessi. Restiamo nella nostra zona di Comfort, vivendo spesso in uno stato di tensione che si trasforma in frustrazione quando scopriamo che le situazioni alle quali siamo ancorati non garantiscono la nostra salute o sicurezza.
“Nulla va come dovrebbe andare” o “Non va mai bene niente” sono le classiche conclusioni mentali che innescano in noi un continuo ritorno e con il passato e ipotetiche proiezioni future, un circolo vizioso che ci impedisce di vivere con piacere e qualità il momento presente
Come “allenarsi” ad accettare la malattia?
Il primo passo da compiere verso l’accettazione è comprendere che non possiamo cambiare quello che accade, ma possiamo assolutamente cambiare la nostra reazione. E se prestiamo attenzione ai momenti in cui siamo in uno stato di non accettazione della realtà possiamo osservare che capitano più spesso di quanto non possiamo immaginare.
Tendenzialmente il processo di accettazione è lungo e complesso e dipende da molti fattori, quali la nostra storia e il nostro vissuto che poggiano su schemi di pensiero che abbiamo costruito per dare un senso logico alla nostra vita.
Questi schemi di pensiero spesso sono fondati su credenze limitanti che vanno modificate con accorgimenti in modo da avere la possibilità di dare un’attenzione e un ascolto più consapevole alle emozioni, per elaborarle e riuscire a lasciare andare.
Eccoti alcune utili indicazioni per allenare la capacità di accettare.
Prendersi cura di sé
La prima cosa da fare è mettersi in ascolto dei propri bisogni e dedicarsi quotidianamente gesti e pensieri amorevoli. Agire in linea con le proprie esigenze è fondamentale in quanto è il primo passo verso il consolidamento del benessere psicofisico, in modo che i pensieri e soprattutto le emozioni negative prendano il sopravvento.
Alleggerire il carico delle aspettative
Le aspettative troppo ambiziose producono in noi ansia e frustrazione in quanto siamo spesso ancorati eccessivamente al risultato delle nostre azioni. Inoltre ci bloccano tra passato e futuro, rendendoci incapaci di valutare quanto di buono c’è nel nostro presente.
La prima cosa da fare è valutare se dietro una nostra aspettativa si nasconde un comportamento automatico o peggio una credenza assai rigida che va assolutamente ammorbidita.
Il secondo passo fondamentale è quello di trasformare la nostra aspettativa in un progetto realistico, scomponendolo in piccoli obiettivi raggiungibili e adottando strategie funzionali al loro raggiungimento. A questo proposito ne ho parlato in questo articolo.
Prestare attenzione al corpo
Sembra contro intuitivo, ma il modo migliore per sfuggire al controllo della nostra mente è prestare attenzione al proprio corpo: del resto una contrattura corporea e sempre associata ad una contrazione mentale ed è per questo motivo che è difficile lasciare andare quando il nostro stesso corpo è contratto.
Un valido strumento per connettersi al corpo è la pratica della Mindfulness, vista come un modo di prestare attenzione in modo consapevole, nel momento presente e in modo non giudicante”.
Attraverso la meditazione e la respirazione consapevole è possibile “sentire” il proprio corpo e questo è un punto cardine dell’accettazione. Infatti solo permettendosi di cedere alle proprie emozioni e sensazioni è possibile sgombrare la mente e fare spazio ad altro.
Rinunciare al controllo di ogni cosa
Non lasciare andare e continuare a rimuginare ostinatamente sono il riflesso del nostro innato bisogno di controllare tutto. Il controllo è di fatto il più grande avversario che affrontiamo quando di impegniamo al accettare la malattia.
La ricerca del controllo ci da l’illusione di continuare ad avere un certo potere sulla realtà, a prescindere che dipenda o meno dal nostro agire, nascondendo però la paura che abbiamo di lasciare che le cose vadano da sole.
Del resto c’è una grande differenza tra padronanza e controllo: la padronanza esprime la nostra capacità di compiere un’azione senza esserne trascinati, mentre il controllo si manifesta in un agire incessante e prepotente, nell’illusione di poter dominare gli eventi.
IN CONCLUSIONE
Accettarsi ed accettare significa lasciare andare le nostre abitudini negative, le nostre fallaci convinzioni su noi stessi e sugli altri. Significa abbandonare le situazioni e i legami che non ci gratificano o che peggio sono tossiche o nocive.
Significa volerci bene e darci valore. In poche parole, significa mettersi al centro della nostra esistenza e darsi la possibilità di vivere il presente con apertura e consapevolezza.
Affrontare la malattia con positività può essere determinante nel contrasto dell’impatto psicologico della malattia sulla nostra qualità di vita, permettendoci da un lato di accettare la nostra vulnerabilità e dall’altro di recuperare il nostro benessere interiore
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