Combattere la sclerosi multipla oppure imparare a scorrere?

31 Gennaio 2022

Ti sei mai chiesto se è veramente necessario essere o definirsi un guerriero per combattere la sclerosi multipla?

Spesso, confrontandomi con malati di sclerosi multipla, sento frasi del tipo “sono un guerriero e sconfiggerò quella ba***rda” oppure “quella st***za che mi impedisce camminare mi causa anche ansia e depressione”.

Per me questo è un modo per dare ancora più forza alla malattia.
Sembra un paradosso, ma a mio avviso identificarla come un avversario, un nemico significa scendere sul suo terreno di battaglia e accettare le sue armi e il suo gioco impari. 

E soprattutto accettare l’idea che ci sarà un vincitore e uno sconfitto. 
Siamo sempre focalizzati sugli effetti della malattia e non sulla causa.

È un po’ come avere una perdita d’acqua e continuare a passare lo straccio per asciugare per terra senza pensare che forse sarebbe più utile iniziare a chiudere il rubinetto e cercare la perdita.

Io ho un approccio diverso riguardo la malattia che ti affligge e non l’ho costruito studiando sui libri ma sulla mia pelle. Sono un paziente, non un neurologo o uno specialista, e quindi quello che ti dico è frutto della mia esperienza diretta da malato in questi anni.

TI DEFINISCI UN GUERRIERO?

Se ti definisci un guerriero, ti faccio una domanda: hai mai letto lArte della guerra di Sun Tzu?  Nel testo, frutto di una tradizione orale situata tra il VI e V secolo a.c., si stabiliscono i criteri e lo sviluppo delle strategie da adottare in una battaglia per vincere. 

Semplificando molto, il concetto fondamentale che emerge è che occorre valutare l’avversario e decidere di impegnarsi nella battaglia solo quando si ha la certezza di vincere, addirittura se possibile senza nemmeno combattere.

Noi siamo davanti ad un avversario enorme, fortissimo e probabilmente invincibile. Dovremmo quindi arrenderci subito? Assolutamente no.

Ma dalla mia esperienza di vita diretta e dal confronto con altri compagni di viaggio lungo questo percorso quello che posso dirti che partire a testa bassa, con rabbia, stress e desiderio di riavere velocemente tutto quello che la malattia ci ha tolto non è sempre  la strategia vincente.

Soprattutto quando il tuo essere guerriero si riduce ad esempio a: 

  • piangerti addosso 
  • lamentarti di quello che hai perso 
  • occuparti contemporaneamente di una moltitudine di implicazioni legate alla malattia (lavoro, famiglia, amici, terapie, cura, esami medici, futuro…)
  • aspettare solo una miracolosa cura che risolva immediatamente ogni problema e rimetta le cose come stavano prima. Cura che ahimè ancora non esiste. 


Così non fai altro che sprecare tempo e forza. Certo, siamo tutti diversi e ognuno ha la sua capacità e il suo tempo per assimilare un cambio così drastico nella vita. Ma con questo video voglio proporti qualche spunto di riflessione su come affrontare tutto ciò che ti sta travolgendo adesso.

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SERVE UNA CHIARA STRATEGIA

L’obiettivo dichiarato è recuperare la calma e la lucidità, necessarie per poter scegliere la strategia più efficace, per raggiungere il prossimo obiettivo.
Come insegna Sun Tzu in guerra si tratta di valutare la giusta strategia prima di attaccare.

Il guerriero vincitore analizza la situazione, il terreno, l’avversario prima di muoversi e combatte solo quando è certo della vittoria.

Dobbiamo capire come ci attacca la malattia e analizzare che danni ci reca, sia quelli diretti e più invalidanti dal punto di vista fisico ma anche quelli indiretti, più subdoli e nascosti ma altrettanto nocivi come ansia e depressione.

Considera poi che stress, ansia, depressione, mal di vivere non dipendono direttamente dalle placche che abbiamo, ma sono l’espressione del nostro disagio, sono un extra che aggiungiamo noi attraverso i nostri schemi comportamentali, la nostra esperienza di vita con la quale reagiamo alla malattia. E sul campo di battaglia nel quale ti vuoi lanciare a capofitto questi sono regali per il tuo avversario.

Fai un passo indietro e osserva la malattia da diverse angolazioni



Se è vero che le malattie sono la manifestazione di un disagio del corpo, forse la tua malattia sta provando a comunicarti qualcosa che non potrai vedere se la tua unica reazione è attaccarla a testa bassa e disperdendo i tuoi sforzi in mille direzioni.

In una vita dai ritmi frenetici poi può diventare una opportunità il poterti fermare a riflettere su  chi sei, dove vuoi andare, quali sono le tue priorità.

Paolo Boffa



Devi permettere al tuo guerriero interiore di fermare la reazione sconclusionata che hai, di mettere a tacere le voci, le vecchie strutture mentali che hai, i comportamenti automatici. 

Serve, sé vuoi essere un vero guerriero, acquisire uno stato di calma interiore. È fondamentale per definire la strategia più corretta. Mettere a tacere le voci, spegnere le lampadine della sala di controllo centrale.

LA MINDFULNESS PER IMPARARE A SCORRERE

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Un metodo per trovare la lucidità e la chiarezza necessaria l’ho trovato attraverso la meditazione, la mindfulness, una disciplina che nel tempo mi ha insegnato ad accettare cosa propone il nostro cammino, gioia o sofferenza che sia. A lasciare tutto così com’è. Ad osservare.

A molto a che fare con l’accettazione, non con la negazione e allo sforzo necessario per non affrontare quello che ci capita. E naturalmente non è un passaggio scontato ed è differente per ogni individuo. Siamo tutti diversi, ognuno con le proprie esigenze e il proprio tempo.

Attenzione: spesso si fa l’errore di pensare che lo scopo della mindfulness sia quello di togliere qualcosa


Siamo portati a considerare la meditazione come una pillola, una medicina che anestetizza, che non ci fa sentire, che toglie come un chirurgo farebbe con il suo bisturi.

Eliminare lo stress,
eliminare la sofferenza,
eliminare la fatica, …

Ma non è questo il suo obiettivo. La Mindfulness serve per essere presenti, nel Qui e Ora. Per dare il giusto peso.

LA MEDITAZIONE PER ESSERE QUI E ORA.

È andare alla ricerca del problema, a guardarlo negli occhi, ad accettarlo.
Significa essere presenti. Solo così ciò che ci causa sofferenza perderà forza e se ne andrà da solo, non saremo noi ad allontanarlo direttamente.

Il nostro nuovo compagno è lì a ricordarti che la vita continua mentre il tempo passa. Guardare dentro te stesso può essere utile per fare un bilancio, per ricordarti chi sei, cosa hai realizzato fino ad ora, quali talenti e quali qualità possiedi ma hai dimenticato o messo in secondo piano. 

Sei molto di più di un malato. hai risorse al tuo interno. Cosa può essere utile adesso per affrontare questa emergenza? Chi o cosa mi ha messo in questa stanza talmente stretta da limitare i miei movimenti, le mie percezioni?

ESCI DALLA STANZA

Già, una stanza  .. in fondo la SM può essere anche vista come una stanza troppo stretta, nella quale i tuoi movimenti sono sempre più limitati.
E’ giunto il momento di uscire. Di fare luce, di capire quali sono in realtà i confini di questa stanza, di cosa ti è ancora concesso di fare.

La chiave è trovare l’equilibrio dentro di te.
Questa è la strada per fortificare la tua determinazione, ritrovare il tuo equilibrio. Serve per abbandonare le tue convinzioni limitanti.

Scorrere non significa abbandonare la lotta, al contrario significa focalizzare al massimo la tua attenzione, i tuoi sforzi, le tue speranze e indirizzarli verso la qualità della tua vita adesso, che é quello che conta di più.

Trovare la pace interiore è il primo passo 
Se pratichi anche tu la meditazione e hai ottenuto risultati o se non conosci questa pratica e vorresti saperne di più, scrivilo nei commenti.

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    Paolo Boffa

    Aiuto le persone affette da sclerosi multipla a ottenere la forza mentale e fisica necessaria per affrontare positivamente le difficoltà e riacquistare un nuovo benessere.A differenza di altri coach o fisioterapisti non affetti dalla patologia, propongo la mia diretta esperienza da malato, aspetto che mi permette una profonda condivisione, fondamentale per comprendere il livello del disagio dei malati, delle loro difficoltà e consentendomi di fornire loro gli strumenti più adatti al raggiungimento degli obiettivi che si sono posti.

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